PAURA E FALSI MITI

PAURE E FALSI MITI

 

Ieri ho appreso della notizia accaduta circa l’omicidio di una ragazza del sud da parte del fratello. Motivo: era considerata infetta perché stava con un ragazzo trans.

Dopo un primo momento in cui mi sono mancate le parole di bocca mentre dentro di me si alternavano tristezza e rabbia, ho voluto fare il punto con me stessa.

E ciò che scrivo è ciò che sento.

Ho letto moltissime condanne nei confronti del fratello della ragazza, per essere arrivato ad uccidere la sorella perché amava Ciro. Ho sentito qualche telegiornale chiamarlo Cira con noncuranza e una notevole dose di quella che per me è insensibilità.

Ma nessuna delle due cose, a mio avviso, è il punto focale della situazione, seppur nessuna delle due vada giustificata. E non intendo farlo.

Il punto focale della situazione è il tumore che ha assalito una parte della nostra società. Non più agli stadi iniziali, non più gestibile. No. In cancrena. Sapete cosa fa la cancrena? Puzza. E il puzzo, sta arrivando sotto il naso di tutti noi.

Il sacrificio della ragazza che è stata uccisa per aver amato una persona, perché prima di tutto siamo persone, immagino conveniamo tutti su questo punto, avrebbe potuto essere il mio o il tuo, di sacrificio. Così come il sacrificio del fratello che l’ha uccisa perché pedina di una società incancrenita, avrebbe potuto essere il mio, o il tuo. Allo stesso modo.

Se stai pensando “no, non mi riguarda” forse hai il naso tappato, e non senti la puzza.

Abbiamo paura di ammalarci nel fisico, ma non abbiamo paura di false credenze e falsi miti che ci portano ad autodistruggerci e ad ucciderci tra di noi, strappandoci l’anima. Abbiamo paura della morte fisica ma non abbiamo paura della morte spirituale, non ci rendiamo conto che le due cose sono connesse. Non abbiamo paura degli strati di cemento che ci impediscono di guardarci negli occhi e vedere che quando amiamo, amiamo la persona, nel suo insieme. No, di questo non abbiamo paura.

Io, sono una donna, esteriormente. Ciò che si vede di me è l’aspetto donna. Ma so essere anche un uomo, è la mia parte meno visibile che quando serve viene fuori. La mia parte visibile è femminile e la mia parte invisibile è maschile.

Non voglio entrare nel merito della sofferenza che le persone come Ciro, che affrontano una transizione per la disforia di genere affrontano perché vorrebbe dire già arrivare ad allargare il campo ad un livello superiore e non ce n’è bisogno.

Rimango basica e chiedo: spiegatemi una cosa, ma a noi, cosa ce ne frega se una persona sceglie di cambiare la propria parte visibile invertendola con quella invisibile? Quale differenza fa, a noi, veramente?

Nessuna differenza. Ci fa PAURA. Abbiamo una paura fottuta di tutto ciò che è diverso e anziché lavorare con umiltà su noi stessi per includere, preferiamo escludere, aderire a falsi miti, combattere. Così restiamo al “sicuro”.

Questo giochino sta diventando pericoloso. La ribellione non è fuori, nelle strade, ma dentro, nel cuore di ognuno. In natura, ogni cosa è sferica, ogni cosa include gli opposti. Non c’è separazione. Non esiste separazione.

Vicende come questa portano a galla la melma che è sempre rimasta lì, latente. Ora è visibile e la si sente. Il sacrificio di queste persone sta permettendoci di vedere e anche di attivare un cambiamento: possiamo iniziare dalle piccole cose, dal rispetto per le cose che consideriamo diverse. E’ tempo di agire.

Quante persone ancora si devono sacrificare perché il messaggio sia chiaro?

La paura della diversità e l’aderire ai falsi miti ci porta separazione, porta a farci la guerra, nutre la sofferenza. Ci meritiamo di meglio. Come individui e come società.

Mi rendo conto che non basti un post per cambiare le cose, lo so. Ma non posso stare più zitta pensando “eh le cose vanno anche così, cosa ci vuoi fare?”.

Faccio la mia piccola parte, in questo universo, porto il mio contributo e mi posiziono. Perché così si fa, quando si ha voglia di cambiare veramente: piccole azioni consapevoli.

Stiamo attenti, perché l’auto distruzione è un giochino del quale non ci si rende nemmeno conto: si attiva in sordina e va avanti fino al punto in cui potrebbe essere troppo tardi.

 

Francesca Tamai 

 

 

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