ESPLORANDO LA TUA ESTIA…
Estia, amata e adorata Estia.
Personalmente ho sentito in determinati momenti della mia vita una fortissima connessione con questo archetipo: è stato ed è una dimensione sicura in cui rimettere insieme i miei pezzi dopo lunghe battaglie o periodi di grande impegno. Dea del focolare e del tempio, vecchia saggia e zia nubile…
Il suo simbolo è il cerchio: simbolo di protezione. La sua presenza si avverte con una fiamma viva posta al centro della casa. Nessun luogo veniva consacrato se prima Estia non vi aveva fatto ingresso.
Pur essendo la meno conosciuta perché non coinvolta in guerre o particolari conflitti amorosi, era molto tenuta in considerazione ed onorata nella mitologia greca. La sua importanza stava nei rituali simbolizzati dal fuoco. Le fanciulle scelte come vestali, venivano portate al tempio in giovane età, verso i 6 anni. Il loro aspetto fisico veniva depersonalizzato: venivano rasate e private di ogni cosa che potesse costituire un elemento distintivo. La sessualità con un uomo era un atto che profanava la dea: la punizione era la sepoltura da vive.
Estia compariva spesso insieme ad Ermes: mentre lei stava all’interno delle abitazioni sotto forma di focolare rotondo, lui stava fuori, sotto forma di pilastro fallico. Lei, provvedeva a riscaldare la casa con il suo fuoco mentre lui forniva protezione e fertilità. Possiamo considerare Estia ed Ermes come le due polarità. Solo che mentre nella cultura indiana il lingam fallico rivolto verso l’alto penetra la yoni che si trova sopra di lui, unendosi e fondendosi l’uno nell’altra e viceversa, greci e romani mantengono collegati ma separati questi due simboli rappresentanti la dualità archetipica. Estia, in quanto dea vergine non verrà mai penetrata.
Ciò che ha in comune con le altre dee vergini è la messa a fuoco della coscienza: lei si concentra sull’esperienza soggettiva interna, la sua percezione avviene attraverso lo sguardo interiore. Non v’è alcuna proiezione esterna. A tal punto da essere così introversa fino ad arrivare al distacco emotivo da quanto la circonda. La sua tendenza è quella di ritirarsi dalla compagnia degli altri, in una tranquillità silenziosa che ritrova nella solitudine.
E’ custode del focolare: si prende cura della casa e lo fa con immensa dedizione. Per la donna Estia ciò significa mettere ordine nel proprio sé, riconnettersi con un senso di armonia interiore. Per lei occuparsi delle faccende domestiche equivale ad una meditazione, trae una pace profonda da quello che fa.
E’ l’archetipo della saggezza interiore e in quanto tale non possiede il concetto di negatività. Non si lascia coinvolgere ne’ dalle altre divinità ne’ dai mortali: distaccata a tal punto da poter arrivare all’isolamento. Tra tutte le dee dell’Olimpo a lei mancavano le sembianze umane, le mancava un’immagine. Non prendeva parte agli intrighi e ai conflitti amorosi perché le mancava l’astuzia per strada in quel campo.
Vivere come Estia significa vivere nell’anonimato: una sorta di non entità che occupa la posizione centrale all’interno della casa. Quando la donna si identifica totalmente in questo archetipo soffre l’essere data per scontata e la non considerazione dei propri sentimenti. Le manca la prepotenza per cui non reagisce. Pur amando il prendersi cura della casa in quanto per lei metaforicamente è un mettere ordine interno, tutto ciò perde di valore se viene messo a soqquadro dagli altri. In questi casi il suo impegno le appare privo di senso e può perdere il piacere e la motivazione nel prendersi cura della casa.
Il suo distacco e non coinvolgimento può diventare un’arma a doppio taglio: la sua incapacità di manifestare ciò che sente può far si che le persone che la amano non si sentano contraccambiate a loro volta. Il suo calore ha una qualità impersonale e distaccata e la solitudine che lei ama può diventare abbandono se le persone che ama, ignorando i suoi sentimenti, la lasciano. Per uscire da questa dimensione la donna ha bisogno di imparare a manifestare i suoi sentimenti.
Per sua natura Estia non è un’arrampicatrice sociale, non è nemmeno ambiziosa per cui può rischiare di essere svalutata o addirittura ignorata e questo può causare un effetto negativo sulla sua autostima. Dall’altro lato, questo è un archetipo che può portare molto equilibrio in donne eccessivamente competitive, perché va a placare l’eccesso riportando equilibrio ed armonia dentro e fuori.
La donna Estia non ama prendere posizione: non le interessa entrare in conflitto per far valere le sue idee. E’ molto impersonale e questa cosa potrebbe esasperare gli amici che la vorrebbero più competitiva.
Ho vissuto un periodo della mia vita in cui questo archetipo è stato particolarmente vivo e presente in me: ed è stato quanto ho lasciato tutto, cambiato nome per abbracciare una vita più legata alla preghiera e alla meditazione. Sono partita per andare a visitare l’ashram del maestro indiano che seguivo a quel tempo, che era Osho. Un bel giorno sono tornata a casa e ho dichiarato “da oggi mi chiamo Gatya”. Non ho fatto concessioni a nessun tipo di obiezione o parere. Quello era ciò che sentivo giusto per me all’epoca e ho seguito ciò che sentivo. Nel mio caso questo archetipo mi è molto servito per portare armonia ed equilibrio ad altri archetipi presenti all'epoca in maniera preponderante.
Estia è un archetipo che se presente unicamente nella donna può portarla a prendere i voti, cioè ad una vita di isolamento dedita alla preghiera e all’introspezione. E questo può accadere. Ma nella maggior parte dei casi, questo è un archetipo che come tutti ma forse più di tutti va integrato agli altri. Le dee vergini, sono integre, complete in se stesse, non hanno bisogno di niente e nessuno per sentirsi “una in se stessa”. Ma perché una donna arrivi a sentirsi completa ha necessariamente bisogno di integrare ogni archetipo perché possa diventare in lei un’alleanza sicura, alla quale poter chiedere al momento del bisogno.
La donna Estia, non necessitando di un uomo per stare bene e mantenendo di base un’autonomia interna che le permette di non dover essere sempre al centro delle attenzioni in attesa costante di approvazione, attira uomini che cercano una compagna presente, silenziosa e autosufficiente. Molti matrimoni avvengono tra la donna Estia che si prende cura del focolare interno e un uomo Ermes che viaggia e si occupa di relazioni e comunicazione. Lui è contento di non doversi occupare dell’andamento domestico mentre lei è contenta dell’autonomia di cui può usufruire sia per il tempo a sua disposizione che per la sicurezza economica fornitale da lui. In questo caso la coppia funziona a meraviglia. Tuttavia, per entrare nella sfera sessuale, la donna Estia avrà necessariamente bisogno di connettersi anche all’archetipo Afrodite.
Il fatto che Estia non abbia bisogno di attenzioni e viva serenamente nell’anonimato pur avendo un ruolo centrale non significa ovviamente che non abbia bisogno di cura. Il sentirsi dare per scontata non la lascia indifferente. Il fuoco sacro, simbolo del suo archetipo, da cui tutto si genera, va coltivato e curato. L’essere svalutata ha effetti estremamente negativi in lei come in qualsiasi donna.
Questo significa che essendo la sua natura particolarmente introversa ed indifferente ai problemi che riguardano lo status sociale, dovrà lavorare su se stessa cercando di rafforzare la sua immagine, in modo da adattarla alla sua natura, imparando ad esprimersi e manifestarsi anche in situazioni sociali, per non rischiare di presentarsi con la sensazione di goffaggine e disagio. Ha bisogno di incontrare gli archetipi di Artemide e Atena, per imparare ad avventurarsi fuori dalle mura del tempio, fuori dalla zona comfort, sentendosi sostenuta da queste due presenze che sono più orientate ad all’azione.
Possiamo anche parlare di Animus, citando Jung, ovvero la parte maschile della sua personalità. Quando una donna Estia ha un Animus ben sviluppato nella propria dimensione interna può attivarlo in suo sostegno ogni qual volta abbia bisogno di essere chiara, assertiva, affermativa.
O ancora, quando Estia trova il suo collegamento con Ermes ecco che la donna diventa completa sia nell’elaborazione della vita interna che nello sviluppo della vita “fuori”. L’Animus Ermes è una buona modalità esterna per poterle permettere di affrontare il mondo in maniera efficace.
Per concludere questo articolo vorrei parlare di un aspetto molto importante: le fedeltà che questo archetipo ha avuto nei confronti di sè stessa. Un valore che mi auguro che ogni donna arrivi a rispettare nel corso della propria vita.
Nella mitologia sia Apollo, dio del sole, che Poseidone, dio del mare, hanno cercato di rapire Estia alla sua verginità. In tutta risposta, lei ha giurato eterna castità.
Sul piano metaforico Apollo e Poseidone rappresentano le forze intellettive ed emotive che possono invadere la donna Estia, allontanandola dal suo centro spirituale che lei conosce intuitivamente. Quando cioè la donna si ritrova “penetrata” dallo scetticismo maschile che chiede delle “prove” rispetto all’esperienza spirituale, quello che percepisce è un’invasione al proprio senso di integrità. O ancora quando si sente invadere da sentimenti oceanici o da contenuti dell’inconscio, naturalmente si distoglie dal suo ordine introspettivo legato alla sua spiritualità. In entrambi i casi la donna Estia ha bisogno di ritrovare spazi di silenzio e solitudine per ritrovare nelle quiete, l’intuito che la riporti alla connessione con il proprio centro.
La fedeltà verso la sua natura introspettiva, silenziosa e spirituale è ciò che le ha permesso di rispettare la sua natura e adempiere ai suoi compiti.
Possiamo anche uscire dal nostro "binario", la vita ci porta fuori continuamente, ciò che conta è saper riconoscere che essere fedeli a noi stesse significa ritrovare la strada che corrisponde
alle nostre regole interne, sulle quali nessuno può disquisire, se non noi stesse.
Francesca Tamai
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